Giovanni Pietro Agostino Francesco Maria Giuseppe Volfango Marras-Meloni (Ozieri, 5 dicembre 1935) è un intellettuale e un politico sardo di pensiero e di azione.

 

Biografia

GIAMPIERO MARRAS MELONI, al  secolo Giovanni Pietro Agostino Marras-Meloni, in sardo “Zuanne Pedru 'e Marras” detto “Zampa” (acronimo all’inverso dei suoi primi tre nomi in lingua sarda, dei sette che gli sono stati imposti al momento della nascita: – Giovanni Pietro Agostino Francesco Maria Giuseppe Volfango – e in seguito suo “nome di battaglia”), conosciuto ancor più come GIAMPIERO “ZAMPA” MARRAS, è un intellettuale e un uomo politico sardo di pensiero e d’azione, da sempre militante  nell’area indipendentista e antagonista; studioso e docente di lingua, storia e cultura della Sardegna, saggista, secondo di sei figli – dei quali, per brevità, si citano soltanto i primi nomi: Vincenzo, Giovanni, Graziella, Franco, Raimondo e Bruno – è nato ad Ozieri, il maggior centro del Logudoro, in provincia di Sassari, nel 1935 (ma per origini e affinità elettive egli si considera di Orani, un importante centro del nuorese), dal matrimonio  del  dottor Antonio Marras-Sabino di Sorso, medico veterinario, direttore del mercato civico di Sassari, ispettore d’annona, igienista e stimato presidente dell’Ordine provinciale dei veterinari; e della N.D. Filomena Meloni-Marras di Orani, nata ad Ozieri, donna di cultura raffinata, poliglotta e di straordinaria sensibilità e intelligenza, appartenente alla illustre casata nobiliare dei Meloni di Santulussùrgiu, Fonni, Mamojada, Orani, Olzai e Cagliari, con parentela tra l'altro con Giovanni Maria Angioy, Magistrato della Reale Udienza, patriota ed “eroe della Sarda Rivoluzione” (1793-1796),  che per  primo auspicò la nascita di una Repubblica di Sardegna, libera e indipendente dagli Stati di Terraferma e di Mare, e pienamente sovrana sul proprio territorio nazionale; la quale Filomena oltre alla Lingua Nazionale Sarda, che  parlava alla perfezione, conosceva anche cinque “lingue straniere”: il francese, lo spagnolo, l’inglese, il tedesco e l’italiano.

****** QUESTA PARTE GENEALOGICA È IN VIA DI RICOSTRUZIONE PER ANALIZZARE MEGLIO LE FONTI (SONO RISULTATE LACUNE DA COLMARE E INCONGRUENZE DA SANARE) ******

Capostipite dei vari rami collaterali della famiglia materna fu un certo Diego, professore universitario a Madrid ed eminente giurista, amante dei viaggi e della natura – figlio di Alvaro Meloni, nato nel 1630, un agiato e facoltoso proprietario terriero della Catalogna andato sposo alla contessa donna Consuelo de la Coruña – che  venne  creato “cavaliere” il 13 gennaio 1709 e, in seguito, insignito con Diploma Regio del titolo di “cavaliere nobile don”  dalla Regina di Spagna il 7 febbraio 1713 (titolo trasmissibile anche dalle donne ai propri figli maschi, purché i loro discendenti abbinino al cognome paterno anche quello  materno) per i grandi meriti acquisiti nel campo giuridico e della cultura. Stando alla “Regia Consulta Araldica di Spagna”, dal loro matrimonio nacquero quattro figli: Leobardo, Hariberto, Yolanda e Diego. Leobardo seguitò a restare in Catalogna, ove si sposò ed ebbe tre figli maschi dei quali non si conoscono né i nomi né il luogo in cui vissero, morirono e furono sepolti. Hariberto si trasferì a Melbourne (Australia) ove si sposò due volte, ma non ebbe figli. Yolanda andò a vivere in Inghilterra e, dopo aver divorziato dal primo marito, si sposò una seconda volta ed ebbe due figli, un maschio e una femmina, che morirono in tenera età, poi si rifugiò in un convento di clausura per fare ammenda dei suoi errori e dedicarsi alla preghiera e alla meditazione.  Diego – rimasto all’età di tre anni circa orfano del padre (il quale morì in seguito ad una sommossa popolare avvenuta nel corso della “Guerra di successione spagnola”, che portò i rivoltosi antiasburgici  a collocare una bomba lungo la strada Barcellona-Madrid, che fece saltare in aria la corriera sulla quale egli viaggiava) venne allevato dalla madre che, alcuni anni dopo, sposò in seconde nozze Angelo Meloni, un cugino in primo grado di Alvaro, padre di Diego, che ne divenne così il padre  putativo, anche se lo amò come se fosse un suo legittimo discendente.

Al capostipite dei vari rami collaterali della famiglia Meloni venne riconosciuto il titolo di “cavaliere nobile don” per aver  predisposto una lunga serie di leggi, che per la loro modernità – benché promulgate in quel lontano periodo – alcune sono rimaste in vigore fino agli albori degli anni Settanta del XX secolo ed altre sino alle soglie del 2000. Inoltre, Diego – essendosi innamorato della natura incontaminata della Sardegna centrale, del suo paesaggio caratteristico e della riservatezza dei suoi abitanti – dopo aver alienato tutte le sue proprietà immobiliari in Spagna, in età avanzata, ma ancora nel pieno delle sue forze – si trasferì in Sardegna, e precisamente a Santulussùrgiu, capoluogo del Montiferru, con un maggiordomo, uno stalliere, tre inservienti e un forziere di dobloni d’oro e quattro borsoni in pelle di scudi d’oro e d’argento, ricavati dalla vendita dei suoi beni, e si fece costruire un grande palazzo signorile a tre piani con magazzini, ampio cortile, pozzo e stalle. Acquistò poi vastissime estensioni di terreno, sulle quali fece crescere rigogliosi pascoli, frutteti e oliveti di ottima qualità, vigne con uve pregiate da tavola e da vino, orti ben irrigati e concimati, ed inoltre cavalli, mucche, pecore, asini e cani da caccia e da guardia. Successivamente, per il pascolo del bestiame e per la lavorazione e la trasformazione dei prodotti della terra, assunse alle proprie dipendenze pastori, contadini, vignaioli, ortolani e frutticoltori. Infine, dopo aver imparato a padroneggiare la Lingua Sarda ed essersi perdutamente invaghito della N.D. Maria Francesca Gallisai, la sposò l’8 febbraio 1712, e dal loro  matrimonio nacquero tre figli: Proto, Diego junior primo e Giovanni Battista, i cui discendenti si stabilirono il primo a Fonni, il secondo, Paolo, a Santulussùrgiu e il terzo a Pozzomaggiore. Da Diego junior primo, figlio omonimo del Diego “ultimogenito” di Alvaro e figlio adottivo di Angelo, discesero i Meloni che elessero la loro residenza a Fonni; mentre Paolo continuò a vivere a Santulussùrgiu ed ebbe un gran numero di figli, dei quali alla fine del XVIII secolo molti si insediarono in altri centri della Sardegna. Tra questi spiccano Giuseppe e Paolo junior primo, suo figlio omonimo; da Giuseppe discesero i Meloni di Olzai e Cagliari, da Paolo junior primo discesero i Meloni di Mamojada e Orani. In seguito la progenie di entrambi si trasferì, chi nel Capo di sopra e chi nel Capo di sotto della Sardegna, e più avanti nelle tre province sarde di allora – Cagliari, Sassari e Nuoro – dividendosi in diversi rami collaterali.

Capostipite dei Meloni di Mamojada e Orani fu Diego jr. secondo, figlio di Paolo junior primo, erede omonimo del padre Paolo di Santulussùrgiu, che sposò la N.D. Filomena Siotto-Marcello, unica figlia di Pietro Paolo Siotto-Salvai, detto “su dutoreddhu” e suocero di Francesco Meloni (n. il 12 marzo 1772), figlio di Giovanni Battista (n. il 9 marzo 1759), dal cui matrimonio nacquero sette figli: Vincenzo, Margherita, Raimonda, Rosalia, Giulia, Pietro Paolo e Antonio. Alla morte del padre della  N.D. Siotto-Marcello, il Sen. Giovanni Siotto-Pintor, cugino in primo grado del defunto, fece affiggere sulla sua tomba la seguente lapide: “Ingegno acuto, pronto consiglio profondo, parola misurata, sguardo fiammeggiante nell’aspetto disadorno. Stimato da tutti e dai più temuto, dal suo sangue osteggiato, incompreso, amministratore oculato, operoso fautore del progresso, con vivi incitamenti, con generose elargizioni, primo per autorità nella provincia, cresciuto il censo avito, primo nell’Isola per stabile ricchezza, toccò di colpo repentino cedere al fato comune. Il 14-3-1857, due ore dopo la mezzanotte «Pietro Paolo Siotto-Salvai», al padre affettuoso Filomena, Margherita, Giovanna, consolanti la breve agonia”. Il Cav. don Vincenzo Meloni-Siotto (n. Orani il 18 giugno 1875), figlio di Francesco e nonno di Giampiero Marras-Meloni, convolò a nozze il 29 dicembre del 1909 in quel di Ozieri con Rosalia Marras-Solinas (n. Ozieri il 9 aprile 1886) ed il 9 dicembre del 1910 ebbero una figlia, Filomena Meloni-Marras (come si evince dal “Libro d’Oro della Nobiltà italiana”, edito nel 1916), madre del Nostro, andata sposa al dottor Antonio Marras-Sabino di Sorso. Ella – alla nascita dei suoi cinque figli maschi – tramandò loro il titolo di “Cavaliere nobile don” e all’unica figlia femmina quello di “Nobildonna”.

Casata, quella dei Meloni di Mamojada e Orani, che dal Settecento in poi – grazie anche ai vari intrecci parentali – espresse fini intellettuali, uomini politici e di cultura, insigni giuristi, avvocati, giudici, Magistrati di Corte d’Appello e di Cassazione, notai, professori emeriti della R. Università di Cagliari, cancellieri, letterati, scrittori, saggisti, pittori, storici, alti funzionari dello Stato, rivoluzionari e letterati. Ed inoltre capitani della Cavalleria Miliziana nel parlamento Avellano (1642-43), componenti dello Stamento Militare nel parlamento Camerassa (1666-68), del Regno di Sardegna, e deputati e senatori sia nel Parlamento Sabaudo che in quello d’Italia, come anche deputati nel Parlamento della Repubblica e in quello europeo, partigiani nella guerra di liberazione dal fascismo, giornalisti e direttori di testate giornalistiche, superiori di Ordini religiosi, primari ospedalieri con specializzazioni in ortopedia, odontoiatria e pediatria, medici-chirurghi e veterinari. Ed infine docenti universitari, ingegneri edili e ferroviari, direttori di banca, consiglieri regionali, presidenti di Provincia, podestà e sindaci. Va inoltre detto che le cugine in primo grado della madre del Nostro, le nobildonne Vincenzina e Chiarina, appartenenti al ramo dei Siotto-Pintor di Cagliari, quello più strettamente legato alla casata nobiliare dei Meloni di Orani, hanno donato con lascito notarile tutto il loro ingente patrimonio terriero, finanziario ed edile (costituito, soprattutto quest’ultimo, da una magnifica villa a Sarroch e da numerosi edifici finemente ammobiliati e con una vastissima e preziosa biblioteca, ricca di incunaboli del Quattrocento, e di testi rari e pressoché introvabili) alla Fondazione Istituto Storico Giuseppe Siotto: un sodalizio culturale Onlus sorto per la promozione degli studi storici e giuridici sulla Sardegna. Stirpe, quella dei Meloni di Mamojada e di Orani, legata da stretti vincoli di parentela con le prestigiose famiglie degli Angioy di Orani, Bono e Cagliari; dei Siotto Pintor di Olzai e Cagliari; dei Cardìa di Mamojada, Nuoro e Tortolì; dei Chironi di Nuoro e Orani; dei Delitala di Orani, Bolotana, Sassari e Cagliari; dei Gallisai di Nuoro e Mamojada; dei Marcello di Nuoro, Ovodda, Tiana e Cagliari; dei Pintor di Cagliari, Roma e Galtellì; dei Pirisi di Orani, Nuoro e Cagliari; degli Obino di Santulussùrgiu; dei Mesina di Olzai; dei Siotto di Nuoro, Orani, Olzai, Guamaggiore e Cagliari e dei Meloni-Satta di Olzai.

****** FINE DEL PEZZO DA RIVEDERE INTEGRALMENTE ******

Mentre il padre Antonio Marras-Sabino era figlio di Giovanni, un agricoltore benestante di Sénnori, che – dopo essersi sposato con Grazietta Sabino – si stabilì a Sorso. Dal loro matrimonio nacquero quattro figli: Francesco, Antonio, Augusto e Marietta, dei quali l’unico a completare gli studi fu Antonio. Si laureò in Veterinaria con 110 e lode, pubblicazione della tesi e abbraccio accademico, presso l’omonima Facoltà dell’Università di Portici a Napoli. Una volta laureatosi – dopo aver frequentato la “Scuola di Cavalleria” di Pinerolo, in Piemonte, ed essersi congedato con il grado di Tenente di complemento – partecipò ad un concorso a posti per Direttore annonario dei Mercati riuniti di Sassari (il civico e il mattatoio comunale), che vinse alla grande, sbaragliando tutti gli altri concorrenti, dal momento che era – per dirla con Frumentario, alias Aldo Cesaraccio, ex direttore  de "La Nuova Sardegna" – «un uomo di notevole cultura, i cui interessi spaziavano con gusto e competenza dall’Agricoltura alla Storia, dalla Letteratura alla Scienza, alla pittura, alla musica e alle arti popolari. Un uomo che la morte ha colto d’improvviso, mentre lavorava alacremente alla stesura di una Storia dei Gesuiti in Sardegna, rimasta purtroppo incompiuta».

Ciò premesso, il Nostro pur avendo ereditato dalla madre il titolo di “cavaliere nobile don” non ama fregiarsene: egli ha sempre sostenuto che “la vera nobiltà è quella dell’eccellenza e dell’elevatezza  degli studi, dei valori umani: degli ideali, della solidarietà, della lealtà, dell’altruismo, dei sentimenti, della sincerità e della nobiltà d’animo”. Tant’è che non frequentò mai i salotti del “Circolo Sassarese”, dove si riunivano i nobili della provincia.

Già da bambino, nel 1944, conobbe l’architetto Antonio Simon Mossa, che fu il suo primo Maestro di vita, e che lo considerava “fizzu ‘e anima” (“figlio d’anima”). Alla Scuola Media Inferiore, nel triennio 1947-1950, ebbe come suo secondo Maestro di vita il professor Francesco Masala di Nughedu S. Nicolò, un bravissimo insegnante di italiano che si rivelò più avanti negli anni anche un poeta, un narratore e un saggista fecondo. Completati gli studi superiori, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, si prese con il massimo dei voti pure il diploma di docente di “Lingvo Internaçia Esperanto” (Lingua Internazionale Esperanto) presso la cattedra sassarese della Delegazione regionale sarda dell’Istituto italiano di Esperanto, diretto dall’egregio professor Martellotta, con sede centrale e Direzione generale a Firenze, che gli consentì tra il 1954 e il 1959 di insegnare tale materia in alcuni corsi serali, post-universitari e dopolavoristici, nell’aula “C” della Facoltà di Giurisprudenza  dell’Università di Sassari, con la quale l’Istituto in questione aveva stipulato una “convenzione” per poterne disporre gratuitamente.

Inoltre, dal 1950 e fino a tutto il 1960, praticò insieme al padre l’apicoltura in una campagna alla periferia di Sassari, ove vennero collocate delle modernissime arnie in legno, acquistate dalla «Società De Angelis» di Torino (delle quali duecento “singole”, cinque “cooperative” e due “grattacielo”: tutte dotate di pedana, nido, melario e tetto idrorepellente), per l’allevamento delle api con metodi razionali, unitamente alle attrezzature necessarie per la raccolta del miele.

Il Marras, pur essendo da tempo uno storico del nazionalismo e dell’indipendentismo sardo, libertario e progressista, ed un uomo di cultura, discepolo prediletto e principale biografo di Antonio Simon Mossa, dopo essersi laureato in Scienze economiche e commerciali presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli studi di Cagliari nel 1960, e infine nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa nel 1965, lavorò dapprima come docente di Contabilità e Meccanografia  nei corsi professionali della Regione, poi come funzionario di banca, e dal 1971 come docente di Filologia romanza, Linguistica generale e Glottologia comparata nei corsi organizzati dell’ISES – Institudu Soberanu Ehitinu-limbìstigu Sardu (Istituto Superiore Etnolinguistico Sardo), con particolare riguardo alla civiltà, alla storia, alla lingua, alla cultura e alle tradizioni popolari della Sardegna. Egli si poneva (e tuttora si pone) in posizione alternativa alla “Scuola coloniale italiana” in Sardegna, che considerava (e tuttora considera) “dissardizzante, spersonalizzante e denazionalizzante”, per cui diede immediatamente inizio all’insegnamento con “metodo contrastivo” della parlata e della cultura globale isolana nella Lingua Nazionale dei Sardi, impegnandosi sempre più a fondo nella storica battaglia per lo sviluppo presente e futuro della Identità Sarda, già in parte recuperata, e di quella ancora degna di esserlo.

Amante degli animali da compagnia (“cavalli, cani e gatti”) e appassionato di astronomia sin da bambino (conosce in sardo i nomi delle principali costellazioni che si alternano nei cieli della Sardegna), della musica in generale (dalla classica alla leggera) e di quella etnica mondiale e, in particolare, di quella sarda; nonché cultore dell’archeologia sarda, della storia, dell’arte, della poesia e della letteratura, sia in sardo che in italiano, e rispettoso della natura e dell’ambiente, si impegnò attivamente fin da giovanissimo in politica.

Nel 1951, a quindici anni e un mese,  prese la tessera del Partito Sardo d'Azione dalle mani e a firma del “direttore regionale sardista”, on. avv. Giovanni Battista Melis, dietro proposta dell’ing. Salvatore Sale di Padria e del dottor Ferruccio Oggiano di Laerru).

Nel 1953 costituì la nuova Federazione regionale del Movimento Giovanile Sardista, elaborandone lo Statuto e divenendone ben presto Segretario politico. Nel Preambolo dello Statuto (che era riportato anche nell’ultima facciata delle quattro di cui si componeva la tessera), si affermava testualmente che: «Il Movimento Giovanile Sardista riconosce la funzione insostituibile della Gioventù del lavoro e dello studio nella realtà sarda, il valore incomparabile dei fenomeni associativi, la nobiltà della politica; educa al culto di tutte le libertà: di pensiero, di parola, dal bisogno, di associazione, di religione; dell’Autonomia ad ogni livello, nella prospettiva di uno Stato Federato Europeo. Il «Movimento Giovanile Sardista» educa al disprezzo dell’autorità che non si legittimi nel consenso popolare; prepara a difendere e potenziare tutti gli istituti in cui tali principi si traducono, alla responsabilità cui il Risorgimento Sardo chiama e chiamerà con l’impegno integrale delle energie di tutti e di ciascuno; èleva a valore preminente il sacrificio di ciascun Sardo per la redenzione del suo Popolo; ribadisce la propria fedeltà agli ideali del glorioso Partito Sardo d’Azione, e pone come motto del proprio operare: “Amare è conoscere la Sardegna”».

Tra il 1958 e il 1960 partecipò alle lotte degli operai e dei minatori dell'Argentiera e di Canaglia contro la chiusura delle miniere.

Nel 1962 entrò a far parte del Consiglio Direttivo del Grémiu Federalista de sa Cumunidade Éhitinica Sarda "Sardinnia Líbera" (Associazione Federalista della Comunità Etnica Sarda “Sardegna Libera”), sorto per impulso dell’architetto Antonio Simon Mossa, allo scopo di difendere e promuovere i valori fondamentali della Comunità nazionale sarda; di tale sodalizio fu anche un promotore della sua costituzione e membro del Consiglio direttivo. Simon Mossa, che lo considerava come un figlio, fu suo Maestro ed amico e tra l'altro gli spiegò importanti aspetti dell'archeologia sarda; insieme girarono l'Europa delle "Nazioni senza Stato" e delle "Comunità Etniche e linguistiche".

Nel 1964,e precisamente il 3 febbraio, fondò  (con Antonio Simon Mossa, Ferruccio Oggiano sindaco di Laerru, Antonino Càmbule sindaco di Padria) il MIRSA (Muimentu Indipendentístigu Revolussionàriu Sardu-Movimento Indipendentista Rivoluzionario Sardo), che fu il primo Movimento indipendentista, nazionalitario, sardista-progressista e socialista rivoluzionario politicamente organizzato creato in Sardegna nel XX secolo.

Nel gennaio del 1965, invitato da Simon Mossa, entrò a far parte come segretario del Comitadu pro sa defensa de sa Limba Sarda (Comitato per la difesa della Lingua Sarda), «che è stato  – per dirla con Sergio Salvi  –  il primo esempio di quella resistenza linguistica consapevole dei sardi, destinata in anni successivi ad animare  la scena  politico-culturale dell’Isola», e il 21 novembre di quello stesso anno, al termine del Congresso provinciale di Sassari del Partito Sardo d’Azione, che si svolse ad Ozieri, venne eletto, per la “Lista indipendentista” capeggiata da Antonio Sìmon Mossa, a far parte del Direttorio provinciale.

Alla fine degli anni Sessanta partecipò alla lotta degli abitanti di Orgosolo contro l'installazione di un poligono militare a Pratobello.

Nel 1967 aderì di buon grado anche all’ARPAS  – Assotziu Rezionale Pastores e Allevadores Sardos  (Associazione Regionale Pastori e Allevatori Sardi), fondata con regolare Statuto dal prof. Michele Columbu – insegnante di Lettere, eurodeputato a Bruxelles e deputato nel Parlamento italiano – presso il locale Cineteatro “Costantino” di Macomer.

Partecipò inoltre alle lotte del Movimento studentesco e operaio del Sessantotto e negli anni Settanta promosse a Sassari la nascita di un Comitato popolare per la casa che si proponeva di affiancare, sostenere e assistere le famiglie di senzatetto con molti figli, prive di mezzi di sostentamento, nell’occupazione di alloggi comunali di edilizia popolare, non ancora assegnati (e destinati dallo IACP - Istituto Autonomo Case Popolari, nonostante le graduatorie, a famiglie meno bisognose non aventi diritto), riuscendo a sistemarvi in via definitiva un centinaio di famiglie indigenti.

Il 1968 fu per lui un anno importante anche nella vita privata: sposò Maria Bonaria Mazzuzi (1945-2011) dalla quale ebbe nello stesso anno il suo unico figlio, Augusto, divenuto anch'egli fervente indipendentista; da notare che il cognome Mazzuzi deriva dall'originale sardo Matzutzi.

Negli anni dal 1969 al 1974 partecipò alla lotta vittoriosa degli abitanti di Lula contro l'insediamento nel loro territorio di un altamente inquinante stabilimento petrolchimico.

Nel 1971 dette vita a S'iscola Sarda - Fundhassyone Ehitinu-curturale de sa Nassyone Sarda (“La Scuola Sarda” - Fondazione Etno-culturale della Nazione Sarda), al fine di promuovere la lingua, la storia e la cultura isolana, della quale era Presidente emerito fino all’anno della sua  morte (2012) il Prof. Giovanni Lillìu, già Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, Accademico nazionale dei Lincei, studioso e archeologo di fama internazionale, della quale egli  era  presidente sin dalla fondazione e principale animatore. Nel 1976 ne "L’Unione Sarda" apparve un articolo  redazionale non firmato in cui si diceva «Ormai in Sardegna “S’Iscola Sarda” appare  come la sola attività culturale che possa disciplinare e rendere omogenei i numerosi tentativi di sperimentazione concreta dell’uso politico e culturale della lingua isolana, in grado di sancire lessico e costrutti del sardo di oggi e di domani». Mentre il Prof. Manlio Brigaglia il 16 febbraio del 1982, dalla colonne de “L’Unione Sarda”, così ebbe a scrivere: «In questi ultimi dieci anni “S’Iscola Sarda” di Giampiero Marras ha fatto per la lingua sarda, molto di più di tutte le istituzioni culturali, pubbliche e private, presenti in Sardegna».

S’Iscola Sarda – che si articola in cinque branche di attività, tra esse distinte: linguistico-culturale, teatrale, musicale, di tradizioni popolari e varietà, radiofonico-televisiva,  sportiva –  entrò a far parte  nel 1971 dell’UFCEE - Union Fédéraliste des Communautées Etniques Européennes (Unione Federalista delle Comunità Etniche Europee) – un sodalizio fondato nel 1950, di cui era Segretario generale il prof. Povl Skadegard, in sostituzione del disciolto Grémiu di nove anni prima (Rolighed, Danimarca,  23 Giugno) – e dell’A.I.D.L.C.M. - Association Internationale pour la Defense des Langues et des Cultures Menacées (Associazione Internazionale per la Difesa delle Lingue e delle Culture Minacciate), fondata nel 1963 dal prof. Pierre Naert della Università di Turku, in Finlandia (Liegi, Belgio, 12 ottobre), di cui era Segretario generale per l’Italia il prof. Gustavo Buratti, con sede a Biella-Chiavazza. Curò inoltre, negli anni Settanta, le prime trasmissioni in lingua sarda delle emittenti isolane da Radio Nord Sera di Pino Careddu e Radio Città di Enrico Porqueddu. Nel 1973 rivolse inoltre un accorato appello all’allora Presidente designato della Regione Autonoma della Sardegna Nino Giagu De Martini affinché affrontasse, «nella sua reale portata, il problema dell’insegnamento obbligatorio per legge della Lingua, della Storia e della Cultura Sarda, intese come patrimonio popolare, nelle scuole dell’Isola di ogni ordine e grado, e della loro introduzione nei Pubblici Uffici».

A partire dal 24 luglio del 1971, l’ISES - Istituto Superiore Etno-linguistico Sardo, si prefiggeva e si prefigge; « a) di promuovere lo studio della “Lingua Nazionale Sarda” (LSA), nelle sue varie espressioni locali, e di raccogliere la relativa documentazione, con particolare riferimento alla redazione e all’aggiornamento del vocabolario, della grammatica e della sintassi; b) di promuovere lo studio delle tradizioni, della storia, dell’arte, della musica, dell’economia e di ogni espressione della cultura della Nazione Sarda; c) di promuovere lo studio della lingua e della cultura nazionale sarda, dalle lingue “nuragica e pùnica” alla letteratura medioevale delle “Carte” e dei “Condaghi” e alle successive espressioni, fino a quelle contemporanee, sia colte che popolari; d) di redigere e pubblicare i sussidi didattici occorrenti per l’insegnamento della lingua e della cultura nazionale sarda; e) di provvedere alla formazione e all’aggiornamento degli insegnanti nelle discipline specifiche della lingua e della cultura sarde; f) di organizzare convegni, mostre, seminari di studio, e altre attività culturali sia in Sardegna, sia nei principali centri di residenza e di lavoro degli emigrati sardi; g) di esprimere pareri o voti su ogni iniziativa o provtvedimento che concerne lo sviluppo economico dell’isola, in quanto sede della Nazione Sarda; h) di svolgere ogni altra attività che dovesse ritenere utile alla diffusione e alla conoscenza della lingua e della cultura nazionale sarda; i) di promuovere l’unificazione ortografica delle varie parlate del sistema linguistico sardo, in modo da giungere quanto prima all’unità della lingua nazionale sarda, almeno sul terreno della forma scritta; ed infine, l) di promuovere l’unificazione linguistica (lessicale, morfologica, fonetica e sintattica) dell’idioma nazionale sardo, partendo dapprima dall’unificazione delle singole parlate locali nell’ambito della rispettive “aree glottologiche” di propria pertinenza (Logudoro, Campidano, Turritania) e, successivamente, una volta unificate le parlate logudorese-nuorese, campidanese-sarcidanese, sardo-còrso: turritano-gallurese) nella struttura unitaria del sardo, procedere alla formazione della “koiné” della Lingua Nazionale Sarda (LNS), mediante l’individuazione dei “koinémi” (parole di più larga diffusione a livello di massa nelle tre aree linguistiche) e degli “iso-radical-lessémi” (parole di eguale radice, ma di diversa terminazione), nonché attraverso l’interscambio del lessico e il ripulimento dagli “italianismi”, così da arrivare all’unificazione globale del nostro idioma, senza sacrificare in particolare né privilegiare alcuna “variante”, ma tenendo conto di tutte in egual misura».

Nel 1972 organizzò a Macomer il "Primu Cumbénniu de istùdios pro istabelire comente fagher brincare dai sa intrànnias de sa Limba Sarda peràulas noas" ("1° Convegno di studi per la formazione di neologismi della Lingua Sarda"). Nel corso del raduno si è convenuto che occorre partire dalle radici dei vocaboli già esistenti per creare parole nuove, sviluppandole non solo nel rispetto delle regole, ma anche e soprattutto del genio costruttivo della lingua e della sua musicalità.

Nel 1973 predispose (per la prima volta in Sardegna) una “Propònnida de leze di incumintzadura pobulare” «pro introduire de òbrigu s’imparu de sa limba, de s’istòria, de sa curtura e de sa Tzivilidade de sa Sardìnnia in sas iscolas de cada tipu e manera, e in totu sos Ufìssios pùbricos e privados, bastu chi sient abbertos a sos fitianos (Bancas de Creèntzia, Ammenestrassiones comunales e provintziales, Rezionale, tribunales e gai etotu), e pro sa “sardisassione" de sos imprèos» (“Proposta di legge di iniziativa popolare” «per l'introduzione obbligatoria dell'insegnamento della lingua, della storia, della cultura e della Civiltà della Sardegna nelle scuole di ogni ordine e grado, e in tutti gli uffici pubblici e privati, purché aperti al pubblico (Banche, Amministrazioni comunali e provinciali, regionale, tribunali, eccetera) e per la "sardizzazione" degli impieghi», poi trasformata in "petissione pobulare" (petizione popolare), strumento più agevole. Da citare in proposito che per tre volte (Genova 1977, Serramanna 1981 e Sassari 2002), dovendo affrontare processi per accuse di scarsa importanza o per le sue gesta politiche, si è espresso in lingua sarda, per affermare il diritto dei sardi di potersi esprimere in limba anche nei tribunali (diritto riconosciuto dalla legge statale n. 482 del 15 dicembre 1999, contenente una serie di Norme in materia di tutela delle Minoranze linguistiche storiche). Da tutti i processi è stato poi assolto con formula piena «perché il fatto non sussiste».

L’ex-condirettore de "L’Unione Sarda" Alberto Testa aveva commentato il primo tentativo messo in atto in Italia da Giampiero Marras-Meloni di far celebrare il “Primo processo in Lingua Sarda dall’avvento della Costituzione repubblicana”, in cui il Nostro si era espresso per otto minuti in limba, in questi termini: «Una presa di posizione  – quella di “Zampa” – che era rimbalzata nelle cronache di tutti i giornali italiani, dato che allora, la questione del bilinguismo non era stata ancora sollevata a livello politico. Anche in questo Giampiero Marras era stato un antesignano, uno dei primi che avesse espresso pubblicamente il diritto dei Sardi ad esprimersi nella propria lingua. Il suo difensore d'ufficio, l'avv. Paolo Pendini – decano e principe del Foro di genova, nonché il più illustre e affermato penalista della Liguria – al termine del processo intentato contro Giampiero Marras, ha rilasciato al giornalista Gibì Puggioni del periodico "Sassari Sera" una lunga intervista telefonica (che è stata «registrata, decrittata da nastro e pubblicata» nella seconda quindicina del mese di febbraio di quello stesso anno), della quale si rende pubblico un brevissimo stralcio: «Adesso io sono in fondo lieto (ero incaricato d'ufficio, mi sono trovato casualmente lì, mi pareva una cosa ridicola lì per lì, assurda, forse polemica, da principio non avevo capito né apprezzato il senso di questa battaglia), poi quest'uomo pieno di cultura, pieno di passione per la sua Sardegna mi ha fatto ricredere, perché – pur non essendo un uomo di diritto – ha tra l'altro detto "Io non riesco a capire perché l'art. 137 del Codice di Procedura Penale, di fronte al quale io mi inchino, debba riuscire a forzare quelli che sono la lettera e lo spirito degli articoli 2, 3, 5 e 6 della Costituzione repubblicana scaturita dalla Resistenza, sul diritto alla lingua di una entità sociale, di una minoranza linguistica di nazionalità diversa da quella egemone che è quella italiana". Ed ho così rivissuto con gioia quegli anni in cui, Sottotenente di Marina, sono stato a La Maddalena». Nel “Secondo processo in lingua sarda” di Serramanna, il pretore Carmen Pugliese, un magistrato di origine calabrese, consentì al Marras, che si era rifiutato di usare la lingua ufficiale, difeso dall’avv. Stefano Siotto-Pintor del Foro di Cagliari, di esprimersi nella lingua madre, nominandogli come interprete l’avv. Michele Schirò». (Si veda in proposito su "L’Unione Sarda" del 4 giugno 1981 un articolo su tre colonne di Alberto Testa, con “occhiello” Processo a Serramanna contro l’indipendentista “Zampa”, e titolo a caratteri cubitali su due righe Bilinguista dal pretore ha ottenuto l’interprete, di cui si riporta unicamente la seguente frase: «Per Zampa, quella fu una vittoria, perché passò il principio che si poteva parlare in sardo anche nelle aule di giustizia dello Stato italiano»). Il primo giugno del 2000, nel corso della prima udienza del “Terzo processo in lingua sarda” a carico del Nostro e degli altri sette coimputati del Commando “Amsicora” di “Sardigna Natzione”, egli e gli altri patrioti che avevano occupato la “Termocentrale elettrica di Fiumesanto” per protestare contro la disparità di trattamento economico riservato ai Sardi per il “caro-energia”, chiesero – per il tramite del proprio legale, l’avvocato Pietro Diaz – al giudice monocratico del Tribunale Penale di Sassari, dottor Guido Vecchione (che si riservò di decidere in merito), di potersi avvalere del diritto di difendersi in lingua sarda, mediante il rilascio di “dichiarazioni spontanee”, previsto dalla Legge n. 482 del 15 dicembre del 1999, approvata dai due rami del Parlamento in attuazione del disposto costituzionale. La richiesta venne accolta e il giudice, dopo aver nominato come interprete il prof. Michele Pinna dell’Is.Be. – Istituto di studi e ricerche "Camillo Bellieni", Il 13 giugno del  2002 convocò un’altra udienza penale, durante la quale Giampiero Marras, e un altro personaggio del Commando “Amsicora” di SNI,  rilasciarono le loro dichiarazioni spontanee in limba: al processo, che poi si risolvette con una sentenza di assoluzione «perché il fatto non sussiste».

Nel 1976, condividendone le finalità, il Nostro fece pervenire la sua adesione personale e quella di S’Iscola Sarda – la Fondazione Etno-culturale della Nazione Sarda – di cui era ed è presidente, e quella dell’ISES – l’Istituto Superiore Etno-linguistico Sardo - che tuttora dirige, al Bureau International des Nations Européennes sans État (Ufficio Internazionale delle Nazioni Europee senza Stato), che da allora seguitano a farne parte a pieno titolo (Parigi, Francia, 8 giugno). In tale anno si federò anche con il sodalizio Sardegna Cultura: Associazione per l’Identità, promosso da Antonello Satta ed Eliseo Spiga (Cagliari, Sardegna, 13 settembre).

Tuttavia, influenzato dalla lezione politica dell’architetto Antonio Simon Mossa, aveva maturato posizioni sovraniste, indipendentiste ed etnofederaliste: nel 1976 abbandonò il Partito Sardo e fu tra i fondatori, con Antonio Lepori, dell'O.S.S.N. – Organisassyone Sotzialista “Sardínnya Nassyone” (Organizzazione Socialista “Sardegna Nazione”),  di cui divenne Segretario Nazionale, che si sciolse sei anni dopo nel febbraio del 1982. Al riguardo Giovanni Lillìu così scrisse: «L’eredità politica di Sìmon Mossa era fortemente presente anche nella disciolta Organizzazione Socialista ‘Sardegna Nazione’, fondata nel settembre del 1976, a Sassari, da Giampiero Marras e Antonio Lepori, due dirigenti sardisti facenti parte dell’area  "rivoluzionaria” del Partito Sardo d’Azione, a seguito della loro espulsione, per aver osteggiato l’alleanza elettorale tra i Sardisti e il Partito Comunista Italiano, sotto il simbolo "Falce e martello, bandiera rossa e tricolore". Nei programmi di "Sardegna Nazione" – l’organizzazione sardista-indipendentista, nazionalitaria, socialista ed etnofederalista, nata da una costola del Partito Sardo d’Azione – si parlava di costruire a livello di massa la coscienza nazionale sarda; di lottare contro l’imperialismo linguistico che stava portando al “genocidio culturale” della Nazione Sarda; di liberare il popolo sardo dall’oppressione straniera e di battersi contro l’apparato di occupazione e sfruttamento dello Stato italiano. Come pure di potenziare l’uso della lingua sarda insieme alle altre parlate dell’Isola, da portare su posizioni di autonoma carica rinnovatrice, e di dare vita – d’intesa con le altre organizzazioni sardiste e indipendentiste operanti in Sardegna – a un Partidu Nassionale Sardu de sos Traballiadores (Partito Nazionale Sardo dei Lavoratori), che assumesse su di sé il compito di liberare il Popolo Sardo, con in testa il proletariato e gli strati più deboli della società, dal duplice sfruttamento, coloniale e sociale, cui era sottoposto da parte dello Stato e del grande capitale, sardo, italiano e straniero».

Nel 1977 diede l’adesione sua e della Fondazione etnoculturale S'Iscola Sarda al Tribunale popolare internazionale di giustizia per le Nazionalità non riconosciute, allo scopo di giudicare, di fronte all’opinione pubblica mondiale, qualsiasi atto o forma di repressione di una certa gravità contro i diritti inalienabili delle nazionalità non riconosciute (Milano, Italia, 9 febbraio).

Nel 1978 si impegnò, in prima persona e con la radio, e attraverso la mobilitazione di tutte le strutture nazionali e periferiche di S'Iscola Sarda e di dieci cancellieri del Tribunale di Sassari, a sostegno della 2ª Proposta di legge d’iniziativa popolare per il bilinguismo.

Proclamò il 1980 «Anno della Lingua Sarda», mediante il lancio di una vasta campagna di sensibilizzazione politica e di coscientizzazione popolare, che – negli intenti suoi e di S'iscola Sarda –sarebbe dovuta sfociare nell’elevazione sociale della lingua sarda a “prima lingua ufficiale” dell’Isola.

Militò nuovamente nel PSd'Az tra il 1984 e il 1994, anno nel quale abbandonò definitivamente tale partito. Partecipò inoltre nel 1985 alla fondazione della CSS – Cunfederassione Sindhicale Sarda - Sindhicadu de sa Nassione Sarda  (Confederazione Sindacale Sarda - Sindacato della Nazione Sarda). Più che normale la sua permanenza ai vertici di tutte queste organizzazioni (nel PSd'Az ricoprì le cariche di Consigliere Regionale Sardista e di membro del Direttorio Regionale e della Segreteria Regionale, finché nel 1968, con la modifica dello Statuto del 1921, divenne componente del Comitato Direttivo Centrale e del Comitato Esecutivo; nel suo secondo periodo nel partito i nomi delle cariche erano ulteriormente cambiati e fu componente del Consiglio Nazionale, ma per polemiche interne al partito non più della parte esecutiva, denominata Esecutivo Nazionale; nella CSS ricopre tuttora le cariche di membro della Segreteria, della Direzione e del Consiglio nazionale.

Nel 1986, dopo l’esperienza fatta a Parigi col Bureau, aderì alla Conseo – Conferència de les Nacions sense Estat de l’Europa Occidental (Conferenza delle Nazioni Senza Stato dell'Europa Occidentale). fondata dal catalano Aureli Argemí i Roca con sede a Barcellona (Barcellona, Catalogna, 3 dicembre), che dopo la sua seconda sessione, nel 1989, modificò la propria ragione sociale in Conseu – Conferència de les Nacions sense Estat d’Europa (Conferenza delle Nazioni Senza Stato d'Europa).

Dal mese di ottobre del 1994 milita in S.N.I. - Sardigna Natzione Indipendéntzia, movimento politico anticolonialista, sovranista e indipendentista fondato per volontà del professor Angelo Caria di Nuoro, il quale portava insieme ad altri cofondatori l'eredità del Partidu Sardu Indipendentista; cofondatori del nuovo movimento furono anche lo stesso Giampiero Marras con altri elementi indipendentisti usciti dal PSd'Az e inoltre il movimento Su Populu Sardu. In Sardigna Natzione Indipendéntzia è Segretario provinciale del Distretto di Sassari; componente della segreteria, del consiglio e della direzione nazionale). Nella sua vicenda politica è sempre rimasto – forte della sua granitica coerenza – nell'area sardista, nazionalitaria, sovranista e indipendentista.

Dal 1995 ha partecipato con Sardigna Natzione Indipendentzia a varie battaglie politiche: per la continuità territoriale e contro le servitù militari, occupazione della Termocentrale di Fiume Santo  per contestare la disparità di trattamento riservato ai sardi riguardo all'energia elettrica, Marce per la pace, lotte per la giusta remunerazione del latte ovino, lotte per il lavoro, per la cultura, per l'ambiente,  e in particolare contro il passaggio delle petroliere attraverso le Bocche di Bonifacio, la cementificazione selvaggia delle coste e le questioni relative all'inquinamento e alle scorie industriali di provenienza non sarda, accusando tra l'altro di colonialismo lo Stato italiano. Con tale movimento si è candidato, con buoni risultati ma senza esito positivo, come sindaco di Sassari, presidente della Provincia di Sassari, consigliere regionale, senatore.

Tra queste battaglie ha portato avanti quella per il bilinguismo; in particolare nel 1995 ha portato per primo alla luce la sentenza numero 375 del 13-25 luglio 1995 della Corte Costituzionale, presieduta dall’Alto Magistrato Antonio Baldassarre, che ha modificato radicalmente la materia della tutela delle Minoranze linguistiche, rendendola non più di esclusiva competenza dello Stato: così si aprivano di fatto le porte al bilinguismo nell’Isola. Ha chiesto, sulla base di tale sentenza, alla classe politica sarda di voltare pagina e «di rivendicare con forza e fino in fondo i diritti del Popolo Sardo al riconoscimento ufficiale della propria identità linguistica e culturale», attraverso la riproposizione immediata della Legge regionale sulla Lingua Sarda, precedentemente bocciata dal Governo. (Come si evince dall’articolo su sei colonne, apparso a pag. .3 nella rubrica «Oggi il Fatto» de «L’Unione Sarda» di giovedì 2 Novembre 1995, con occhiello Una sentenza del luglio scorso passata inosservata riapre il caso-lingua, con titolo Il sardo non è più tabù, sottotitolo Via libera della Consulta al bilinguismo nell’isola e catenaccio: La Corte costituzionale riconosce la competenza della Regione. “Sardigna Natzione” ha scoperto la novità).

La Legge 26 per la «Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna», è stata licenziata dalla Regione il 15 ottobre del 1997.

Dall’8 giugno 2001 Giampiero Marras fa parte, su designazione dell’Amministrazione comunale di Sassari, della Cunsurta Intercomunale pro sa promóvida e-i s’abbalorinzu de sa Limba, de s’Istória e de sa Curtura de sa Sardínnia (Consulta Intercomunale per la promozione e la valorizzazione della Lingua, della Storia e della Cultura della Sardegna) dei Comuni di Sassari, Porto Torres, Sorso, Sennori e Stintino, di cui è presidente il prof. Federico Francioni e della quale dal 2002 svolge le funzioni di Segretario.

Dal 1974 al 1979 ha portato in quasi tutte le piazze isolane la cultura e le tradizioni popolari, canore e musicali sarde, con un singolare “cantagiro”, «Su Cantaíddha» (Il Cantapaese), per ravvivare e rivitalizzare il patrimonio culturale e musicale isolano.

Ha promosso numerosi Corsi regionali di ballo sardo tradizionale e tre edizioni del “Festival nazionale della musica, del canto e delle danze tradizionali della Sardegna” (1975, '77, '79).

Nel 1979 ha bandito la prima edizione del «Premio letterario "Antonio Simon Mossa" di poesia, teatro, prosa, giornalismo e traduzioni in lingua sarda», del quale si sono svolte, per mancanza di fondi, solo sette edizioni dal 1979 al 1985.

Nel 1980 ha organizzato le Sardìades de sos Ispòrtos e de sos zogos isulanos (Sardìadi degli Sport e dei giochi isolani – per sportivi dilettanti) e le Sardìades de Ballos, Sonos e Càntigos de sa Nassyone Sarda (Sardìadi di Balli, Suoni e Canti della Nazione Sarda – per ballerini, suonatori e giovani «cantadores» esordienti), che si sarebbero tenute anche nei quattro anni successivi.

Nel 1981 ha curato per la Vox-Culturaphon di Milano e la Tekno Record di Sassari, come direttore artistico e letterario, quattro collane di musica etnografica sarda.

Il 5 aprile del 1981 il giornalista Giuseppe Florenzano pubblicò nel n. 14 de L’Informatore del Lunedì, a pag. 5, un articolo su quattro colonne, avente per “occhiello” «Dall’avanguardia di Sìmon Mossa a “S’Iscola Sarda”» e per titolo: «Il bilinguismo è nato a Sassari», in cui sosteneva: «L’avanguardia del discorso “intellettuale” sulla necessità di salvare “sa limba” nasceva a Sassari negli anni Sessanta con un ideologo del Sardismo rivoluzionario-libertario della corposità di Antonio Simon Mossa, attorno al quale si erano radunati i “giovanissimi” che oggi continuano quella battaglia in suo nome. Nel 1971 nasceva infatti “S’Iscola Sarda” con la sua sezione linguistica dedicata ad Antonio Sìmon Mossa, di cui è attualmente direttore Giampiero Marras. Da quella scuola che ha organizzato succursali in tutta l’isola, compreso il capoluogo regionale, sono usciti migliaia di “insegnanti” di limba che hanno evitato con la loro presenza su tutto il territorio il pericolo di chiudere il discorso della salvaguardia  della “cultura globale” sarda nelle pareti della scuola stessa, [dimostrando che] la struttura della Lingua Sarda si poneva alla pari delle altre lingue egemoni, ma che restava  la necessità di porla, se non in posizione egemone, almeno in condizione di pari dignità con l’italiano».

Nel 1984, e per tutto il 1985, un gruppo di ricercatori di sette Università del Meridione e delle Isole, coordinati dal Prof. Vincenzo Cesarèo. direttore dell’Istituto di Sociologia della Università «La cattolica» di Milano, si occupò di S’Iscola Sarda – la Fondazione Etnoculturale della Nazione Sarda – e dell’attività da essa svolta sin dalla sua fondazione, nonché dell'ISES - Istituto Superiore Etnolinguistico Sardo –nell’ambito di una “ricerca sui problemi che il volontariato è chiamato ad affrontare nel Mezzogiorno e nelle Isole. Con la ricerca interessante sei regioni del Meridione e delle Isole" Con la ricerca interessante sei Regioni del Meridione e delle Isole (Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) vennero prese in esame – tra le 1984 Associazioni di volontariato, al tempo esistenti ed operanti nel Mezzogiorno e nelle Regioni Insulari in campo civile, socio-assistenziale e socio-culturale  – solo 26 gruppi locali, tra i quali appunto S’Iscola Sarda e ISES, in quanto ritenuti “più significativi”. Il risultato di tale indagine, pubblicato dal “Centro Editoriale Dehoniano” di Bologna nel gennaio del 1986, per iniziativa del FORMEZ (Centro di Formazione e Studi del Mezzogiorno), venne condensato in due volumi di autori vari, dal titolo «Volontariato e Mezzogiorno». Il primo, «Aspetti e problemi», analizzava le caratteristiche qualitative dello studio dei casi, il secondo, «Monografie territoriali», raccoglieva i dati relativi ai gruppi di volontariato operanti nelle differenti aree del Mezzogiorno d’Italia e delle Isole. Di “S’Iscola Sarda”, e delle molteplici attività da essa svolte nel corso degli anni, si occupò il secondo volume, da pag. 431 a pag. 450, con un “saggio” del sociologo Alessandro Fiori.

Nel 1985 strinse un patto federativo con la LELINAMI - Lega per le Lingue delle Nazionalità Minoritarie dello Stato italiano (Udine, Italia, 7 gennaio).

Nel 1993, e precisamente nei giorni 25-26-27 del mese di marzo,  organizzò a Sassari, ad oltre 45 anni dall’entrata in vigore dello Statuto speciale d’Autonomia  – d’intesa con l’Ufficio Studi “Giovanni Maria Angioy” della CSS – nella grande Sala delle conferenze della locale Camera di Commercio, vista la perenne e assoluta inerzia della Regione, la 1ª Conferenza Regionale sulle Politiche finanziarie e creditizie in Sardegna, in apertura della quale svolse una interessante “Relazione introduttiva al dibattito”, pubblicata successivamente dal periodico della CSS edito a Cagliari, Tempus de Sardìnnia, sempre nel 1993.

Con Umberto Cocco è stato autore nel 2000 di Una moda fuorilegge. Il fascino del pastore in velluto. La riscoperta di uno stile etnico, con prefazione di Giovanni Lilliu, sull'abbigliamento tradizionale sardo (da notarsi che egli usa vestire in pubblico con la “berrita” antica in orbace e in abiti tradizionali sardi in velluto).

A Giampiero Marras si deve tutta una importante ricerca scientifica su "Fonti archivistiche", edite e inedite, durata circa tre anni: 1) presso l'Archivio di Stato di Sassari, ove ha consultato il "Fondo atti notarili, copie (1738-1849), Tappa di Sassari": a) Atti notarili, Sassari Città, copie e b) Atti notarili, Sassari Ville, copie; il "Fondo atti notarili, originali, Tappa di Sassari" (1747-1849), dei quali una parte era vergata in lingua spagnola, un'altra in lingua sarda ed un'altra ancora in lingua italiana, riguardanti "Atti di costituzione di dote", "Capitoli nuziali o matrimoniali", "Testamenti nuncupativi e sacramentali", "Inventari di beni mobili e immobili lasciati in eredità", "Inventari di beni di famiglia, sia mobili che immobili" ed "Inventari di beni giacenti nei magazzini di alcune botteghe commerciali", 2) presso l'Archivio Camera di Commercio di Milano, ove ha consultato il "Fondo Commercio" del conte Giuseppe Archinto e le "Note informative" della Ditta Sioli, dell'Acqua e Compagno; le Carte Visconti di Modrone, "Fondo carte di famiglia" (1838-1866); 3) le Carte Cattaneo nel Museo del Risorgimento di Milano; nonché la mappatura sul campo dei paesi sede di laboratori artigianali.

Nel 2003 ha ideato e promosso a Sassari, in collaborazione con Federico Francioni, presidente della "Consulta intercomunale per la promozione e la valorizzazione della Lingua, della Storia e della Cultura della Sardegna dei Comuni di Sassari, Porto Torres, Sorso, Sennori e Stintino", il "primo" Cumbénniu Internassionale de Istúdios subra de «Antoni Sìmon Mossa [1916-1971]: s'Archimastru, s'Intelletuale, su Federalista: Dai s'Utupìa a su Pruzétu»  (Convegno Internazionale di Studi su «Antonio Simon Mossa [1916-1971]: l'Architetto, l'Intellettuale, il Federalista: Dall'Utopia al Progetto») e ne ha pubblicato gli atti nel 2004. Ha promosso e organizzato anche un secondo convegno internazionale di studi sullo stesso personaggio nel 2007 a Cagliari, in collaborazione con l’Ufficio Studi “Giovanni Maria Angioy” della CSS, intitolato Una nuova prospettiva politico-costituzionale per la Sardegna, ricordando Antonio Simon Mossa a novant'anni dalla nascita. Di Antonio Simon Mossa egli è il principale biografo.

Dirige l'ISES (Institudu Soberanu Éhitinu-limbìstigu Sardu - Istituto Superiore Etnolinguistico Sardo), ove ha insegnato nel corso degli anni, e tuttora vi insegna "Lingua, storia, cultura e tradizioni nazional-popolari della Sardegna", nonché Linguistica generale, Glottologia comparata e Filologia romanza.

Dal 31 di maggio 2010 è Consigliere comunale di Sardigna Natzione Indipendéntzia e Capogruppo consiliare di Sinistra Identitaria Sarda pro Ittiri nel comune della Città di Ittiri, in provincia di Sassari, ove svolge con grande impegno e diligenza il suo dovere di esponente dell’opposizione e di amministratore della legittimità degli atti amministrativi della Giunta comunale.

Nel 2011 si è schierato dalla parte dei lavoratori, ingiustamente licenziati, dalla società «Formula Ambiente», che gestisce il trasporto e il ritiro dei rifiuti solidi urbani in vari paesi della Sardegna, tra cui il Consorzio di Ittiri, Uri e Villanova Monteleone,  per il loro reintegro nel posto di lavoro, che è poi avvenuto nel 2012.

Il 21 novembre del 2011 ha occupato l’Ospedale “Giovanni Andrea Alivesi” della Città di Ittiri con un manipolo di giovani indipendentisti di Sardigna Natzione Indipendéntzia e di sindacalisti e dirigenti della CSS, al fine di impedirne la chiusura, e lo ha presidiato anche nel 2012 per oltre quattro mesi e mezzo, con tende e tre turni giornalieri di otto ore ciascuno, fino al momento del salvataggio definitivo del nosocomio ittirese.

Negli anni dal 2000 al 2012 ha partecipato attivamente e sempre in primissima fila a tutte le battaglie a sostegno del Movimento Pastori Sardi, dei contadini, degli “Artigiani e commercianti liberi”, degli autotrasportatori sardi, del “Popolo delle partite IVA", del "Movimento anti-Equitalia", dei lavoratori dell’industria contro la chiusura delle aziende, della sanità, contro il Galsi e il nucleare in Sardegna, contro il pullulare delle pale eoliche, contro le servitù militari, per la zona franca, la continuità territoriale, la sovranità monetaria, economica, fiscale, creditizia, alimentare, impositiva, per la difesa dell’ambiente e la bonifica del territorio, per l’acquisizione della Tirrenia e di Meridiana come Compagnie di bandiera e per il potenziamento dello Statuto regionale.

Il Nostro è un idealista-visionario che da una vita coltiva il sogno di vedere quest’Isola, dopo oltre 150 anni di dominio coloniale italiano, trasformarsi in uno “Stato Sardo Sovrano” laico, repubblicano, popolare, democratico, socialista, solidale, progressista, libero, indipendente  ed egualitario sul proprio territorio nazionale, non per separarsi, ma per integrarsi nel mondo moderno con tutti gli altri popoli di questo pianeta, ma da pari a pari, in tale proposito ricollegandosi al pensiero di un lontano antenato e parente di sua madre, Giovanni Maria Angioy e a quello del suo Maestro ed amico, l’architetto Antonio Simon Mossa, padre del moderno Nazionalismo Sardo, dell’Indipendentismo e della Rinascenza linguistica nell’Isola.

 

Bibliografia

• F. Pasini Frassoni  (a cura di), Libro d’oro della Nobiltà italiana, Istituto Araldico Romano, Roma, Collegio Araldico, Stabilimento F.lli Capaccini, Volume III, 1914-15 (nell’Elenco definitivo delle famiglie nobili e titolate della Sardegna è riportata la famiglia dei Meloni di Santulussùrgiu, Mamojada, Orani, Olzai e Cagliari, pp. 414-15), 1916.
• G. Marras, L’adeguamento del Partito Sardo nella sua struttura organizzativa alla realtà sociale, la relazione è in Atti del Congresso provinciale del Partito Sardo d’Azione (Ozieri, 21 novembre 1965), in L’Autonomia politica della Sardegna, a cura di Antonio Sìmon Mossa, Ferruccio Oggiano, Antonino  Càmbule e Giampiero Marra, Sassari, Edizioni di “Sardegna Libera, Tipografia di Giovanni Gallizzi, 22 gennaio 1966.
• G. Marras, Per la difesa dei valori eterni del Popolo Sardo, relazione svolta al «Secondo Convegno Sardista di Bosa» del 29 ottobre 1967, svoltosi negli ampi locali del “Centro di Cultura Popolare”. Dattiloscritto inedito,  ciclostilato in proprio, Sassari, 4 novembre 1967.
• G. Marras, Il nostro “separatismo”. Ci vuole uno «Stato Sardo Sovrano» per liberare la nostra Isola dalla servitù coloniale, perché solo con l’Indipendenza potremo inserire la Sardegna nel più vasto contesto europeo, mediterraneo e mondiale, relazione svolta a Padria il 3 novembre 1967, nel corso di una affollata riunione del “Comitato promotore dei Convegni Sardisti”. Dattiloscritto inedito, ciclostilato in proprio, Sassari, 7 novembre 2007.
• G. Marras, La linea indipendentista del Partito Sardo, comunicazione svolta a Lula il 19 novembre 1967, nel corso del “Secondo Convegno Sardista di Lula”, promosso dal ”Comitato promotore dei Convegni Sardisti”. Dattiloscritto inedito, ciclostilato in proprio, Sassari, 25 novembre 1967.
• G. Marras  (stesura, a cura e con  Introduzione di, pp. 11-20), Statuto sociale di “S’Iscola Sarda” - Fondazione Etno-culturale della Nazione Sarda, Sassari, Edizione a ciclostile di “S’Iscola Sarda”, Ottobre 1971, Prima edizione a stampa, Sassari, Arti Grafiche Editoriali «Chiarella», 14 Gennaio 1972, (Ristampe 30 Marzo 1977 e 5 Novembre 1986. Prima riedizione, Sassari, Tipografia Moderna, 30 Gennaio 2000. Ristampa, Sassari, Tipografia Moderna, Edizioni “S’Iscola Sarda”, 2004).  
• M. Pittau, La questione della lingua sarda oggi, saggio apparso in L’Europa delle diversiyà-Identità e culture alle soglie del terzo millennio, Lorziana editrice, 1978. A pag. 94, il Pittau così scrisse: «Non si può tralasciare di citare Giampiero Marras […] autore di una fortunata rubrica radiofonica condotta naturalmente in sardo».              
• A. Cambule, R. Giagheddu, G. Marras (a cura di), Le ragioni dell'indipendentismo. Il Partito Sardo d'Azione e la lotta di liberazione anticolonialista [raccolta di due saggi di Antonio Simon Mossa], Sassari, Edizioni "S'Iscola Sarda", stampato dalle Arti Grafiche Editoriali Chiarella 1984.
• G. Marras, Prefazione in lingua sarda a Z. Zazzu, Poesias, contados e indevinzos, (Poesie, racconti e indovinelli), Muros, Stampacolor, marzo1984.
• U. Cocco - G. Marras, Una moda fuorilegge. Il fascino del pastore in velluto. La riscoperta di uno stile etnico, con prefazione di Giovanni Lilliu, Napoli, Cuen, 2000, che esordisce dicendo: «Questo libro  (il cui titolo  “è abbastanza singolare nella sua formulazione mediatica”) […] è lavoro insolito per il tema inedito e quasi trattato fuori dal canone classico dell’antropologia culturale. Gli autori non sono né antropologi né etnologi di mestiere, non vorrei dire, però, “alla macchia”, certo al di fuori del cerchio degli addetti ai lavori ufficiali. […] Il lettore potrà distinguere due stili di scrittura congeniali ai due […] Uno analitico nelle descrizioni del vestiario e dei tessuti relativi e preciso nella scelta dei termini a questi riferiti in lingua sarda logudorese. L’altro stile è estroso, agile e flessibile in quanto tendente alla ricerca dei valori segnici e si compiace di interpretazioni antropologiche e sociali. Ma se l’accento è vario, l’impianto del lavoro è coerente ed è univoco l’animus che muove e significa, in non poche pagine, il contenuto del libro nel senso di ‘sardità’. Ciò perché gli scrittori sono, entrambi, uomini delle zone interne dell’isola, di luoghi di viva e tenace identità e di coscienza etnica indiscutibile. [ …] Suppongo che le pagine dedicate all’indumento, tra le più accattivanti del libro, siano di mano di Giampiero Marras, uno dei più noti, se non il più noto vip dell’abito barbaricino nuovo stile. Egli lo ostenta, con sa berrita portata eretta spavaldamente, ogni giorno in pubblico e in privato. Nessun altro più di lui poteva spiegare i segreti riposti nello scrigno segnico del singolare copricapo. Del quale mi piace dare un cenno, lasciando al lettore di gustare l’ampia descrizione fattane nel testo».
• G. Marras, Il Partito Sardo d'Azione attraverso i suoi congressi. Breve sintesi storica. Dattiloscritto inedito, Sassari 1982. (E’un testo di circa 80 pagine contenente una breve sintesi storica di tale formazione politica, citato in S. Cubeddu,  Sardisti. Viaggio nel Partito Sardo d'Azione tra cronaca e storia, I, Cagliari, Edes, 1993. (Il 30 novembre del 1987 il Nostro ha aggiornato detto Fascicolo, portandolo da 80 a 135 pagine, comprendenti le Assemblee congressuali, dalla prima alla ventiduesima).
• A. Fiori (a cura di), Scheda n. 19, pp.431-450, "S'Iscola Sarda", in AA.VV., Volontariato e Mezzogiorno. Monografie territoriali, Vol. II, Bologna, Formez, Centro Editoriale Dehoniano-EdB, 1986. («Da due decenni mi occupo, in vari ambiti e modi, di analisi sociale in e della Sardegna; anzi una delle prime ricerche che ho svolto, in questo ambito, sotto la guida dello sfortunato sociologo Marcello Lelli […] è stata proprio sull’esperienza di S’Iscola Sarda, che lucidamente Egli riteneva uno dei casi sociologicamente più significativi della realtà sarda; ho conosciuto in quella occasione Zuanne Pedru ’e Marras, al secolo Giampiero Marras, meglio noto col nome di battaglia di “Zampa”; un vero e proprio “profeta”della Sardegna moderna e post-moderna. Egli era, quando ne ho fatto la conoscenza (e lo è tuttora!) Presidente e principale animatore di S’Iscola Sarda, la “Fondazione etno-culturale della Nazione Sarda” da lui fondata il 20 aprile del 1971, nonché docente di Lingua, Storia e Letteratura Sarda e direttore dell’I.S.E.S., l’«Istituto Superiore Etno-linguistico Sardo “Antonio Sìmon Mossa” di Lingua, Storia, Cultura e Tradizioni nazionali della Sardegna», la cui istituzione risale al 27 aprile di quello stesso anno, Comunque, chi volesse meglio approfondire l’argomento consulti in proposito il secondo volume di Volontariato e Mezzogiorno, contenente 26 monografie territoriali, tra le quali figura la Numero 19, relativa a S’Iscola Sarda, da me compilata e frutto di una ricerca condotta sul campo»).
• M. Pinna, Per una pedagogia dell'Identità, Sassari, Lorziana editrice, 1992. (In tale libro è detto, relativamente alla funzione svolta all’associazionismo culturale in Sardegna, nell’ambito politico e sindacale: «Ha avuto un’importante funzione politico-pedagogica la nascita di un associazionismo  culturale inedito che ha i suoi punti di riferimento in iniziative portate avanti da “S’Iscola Sarda”, diretta da Giampiero Marras e da “Sa Sotziedade pro sa Limba Sarda”, che hanno come obiettivo fondamentale quello della diffusione e della promozione di iniziative tese alla valorizzazione e alla tutela della lingua sarda. Tematiche in passato rimaste ai margini del dibattito politico e sindacale»).   
• G. Marras, Nel decennale della fondazione del Movimento dei Lavoratori di Sardegna le tappe fondamentali verso la costituzione di un Sindacato etnico – dalla sua idea all'Assemblea costitutiva del 19 e 20 gennaio 1985 – tra storia e cronaca, in La storia della CSS attraverso i suoi congressi, "Quaderni della Confederazione Sindacale Sarda", Cagliari, CSS, 12 dicembre 1998.
• F. Floris (a cura di ) La Grande Enciclopedia della Sardegna. Eventi storici, politici e culturali, personaggi religiosi, sportivi, soldati e attori, bellezze naturali, gastronomia e costume delle culture prenuragiche fino ai grandi avvenimenti del nostro secolo, Volume unico di pp. 1451 (Quest’Italia. Collana di storia, arte e folclore), Roma, Newton & Compton, 2002.
• G. Marras, Simon Mossa visto da vicino dal 1960 fino all'anno della sua morte (con Introduzione di Giovanni. Lillìu, nella quale così scriveva: «Di Antonio Sìmon Mossa, eminente uomo politico e di cultura di spiccatissima  moralità e spiritualità, attaccato alle radici sarde nel respiro del mondo, nessuno poteva raccontare vita e opere meglio di Giampiero Marras, che Sìmon Mossa chiamava 'suo figlio d’anima’», Quartu S. Elena, Alfa Editrice, 2003.
• F. Francioni - G. Marras (a cura di), Antonio Simon Mossa [1916-1971]. L'architetto, l'intellettuale, il federalista. Dall'utopia al progetto, Cagliari, Condaghes, 2004. [In particolare, in quest'opera è riportata tra parentesi quadre, la Nota introduttiva di G. Marras, Antonio Simon Mossa cavaliere delle lotte dei popoli oppressi e delle Nazioni senza Stato, Florinas, 2 settembre 2004, che non figura nel modo più assoluto in copertina].
• G. Marras, Come si costruisce un complotto. Il movimento indipendentista e il ruolo dei servizi segreti. La Sardegna e il terrorismo negli anni Sessanta e Settanta (del secolo scorso), in «Sardinna-cultura e identidade», suppl. a "Sa Repubblica Sarda", Anno III, Maju 2004.
• G. P. Marras - A. Carboni (a cura e con Introduzione di), Contixeddus campidanesus – Novelline popolari sarde, Testi di Francesco Mango, Palermo. 1892, Collana “S’ISCOLA”,  Parti “Prima” e “Seconda”, (Tomi I e II), Quartu Sant’Elena, Alfa Editrice, 2005.
• R. Sari Bozzolo, Antonio Simon Mossa ad Alghero. Tracce d'una vita appassionata, Alghero, Edizioni del Sole, 2005
• G. Marras, Su pastoralismu, sos zovanos e-i su Tenore, testo inedito, Oliena, 4 febbraio 2006.
• G. Marras, L'internazionalismo di Antonio Simon Mossa e il suo sostegno alle lotte dei Popoli oppressi e delle "Nazioni senza Stato" del Terzo Mondo, inedito, Cagliari, 20 maggio 2007.
• G. Contu, Il pensiero autonomista e federalista sardo, in Tuveri, Asproni, Gramsci e Simon Mossa, con la partecipazione di Giacomo Meloni  e Giampiero Marras [TITOLO?]. Cagliari, Edizioni “Ufficio Studi G. M. Angioy” della CSS, 2008.
• G. Marras, L'iniziativa politica ed ideale di Antonio Simon Mossa per il futuro di Porto Torres e della Sardegna, in corso di stampa (Quartu S. Elena, Alfa Editrice), in "Sa Repubblica Sarda", Porto Torres, 2 dicembre 2007.
• F. Floris (a cura di), La Grande Enciclopedia della Sardegna. Volume 5: Grondona-Melas, [Scheda su Giampiero Marras, p. 549], Sassari, Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A., 2007 (edizione speciale dell'edizione originale Newton & Compton Editori S.r.l. in 29 Volumi).
• G. Marras (a cura di), Antonio Simon Mossa. Un intellettuale rivoluzionario. Un uomo di idee nato nel futuro e un combattente per la Sardegna, ribelle ad ogni soggezione, Quartu S. Elena, Alfa Editrice, 2007.
• G. Marras (a cura di) Antonio Simon Mossa,. Le ragioni dell’indipendentismo. La lotta del Popolo Sardo per la liberazione nazionale e la giustizia sociale, con Introduzione in Lingua Sarda di Giampiero Marras, Quartu S. Elena, Alfa Editrice, 2008.

Collaborazioni:
• S. Salvi, Le nazioni proibite. Guida a dieci colonie "interne" dell'Europa Occidentale, Firenze, Vallecchi, 1973. (Si tratta di un’opera  monumentale in cui l’autore parla diffusamente della Sardegna e di Antonio Simon Mossa, dopo aver ringraziato in apertura «tutti coloro che l’avevano aiutato» fornendogli «un materiale sicuramente prezioso»: documenti, relazioni, pubblicazioni clandestine, riviste introvabili, resoconti di convegni, ecc., senza i quali Egli – per sua stessa ammissione – non avrebbe potuto compiere «un lavoro di ricerca così vasto», e poi iniziò ad elencare quelli della Scozia, della Bretagna, della Catalogna, del Galles, del Friùli, dell’Euskadi, della Frisia, della Cornovaglia, dell’Occitania, e per la Sardegna Giampiero Marras e Antonio Cossu).
• S.Salvi, Le lingue tagliate. Storia delle minoranze linguistiche in Italia. Lo sconvolgente rapporto sul "genocidio bianco" che condanna 2.500.000 italiani di lingua diversa a vivere come in colonia, Milano, Rizzoli, 1974.  (Rapporto, per la cui compilazione, Sergio Salvi si è avvalso della collaborazione di Gustavo Buratti dell’Aidlcm, di Adriano Ceschia, friulano, di Osvaldo Coïsson, occitano, di Samo Pahor, sloveno, di Alexis Bétemps ed Elio Riccardi, valdostani, di Gianni Nazzi, friulano, di Simone Chiocchetti, ladino, di Giampiero Marras, sardo, e di Bernhard Wurzer, tirolese, ai quali dedicò il suo libro.
• S. Salvi, Patria e Matria. Dalla Catalogna al Friuli, dal Paese basco alla Sardegna: il principio del nazionalismo nell'Europa occidentale contemporanea, Firenze, Vallecchi, 1978. (In tale libro Sergio Salvi ricorda la nascita nel 1976 dell’ OSSN – Organizzazione Socialista “Sardegna Nazione" di Giampiero Marras e Antonio Lepori).
• S. Cubeddu, Sardisti. Viaggio nel Partito Sardo d'Azione tra cronaca e storia, II, Sassari, Edes, 1995. (Nella parte iniziale di tale volume, tra i tanti nomi che egli cita per averlo «aiutato attraverso testimonianze, documenti e suggerimenti» figura in stretto ordine alfabetico anche quello di Giampiero Marras, che ha fornito all’autore diversi ciclostilati “clandestini” ed articoli di Antonio Simon Mossa, massimo ideologo dell’indipendentismo e primo grande teorico europeo del Federalismo delle Etnìe , consentendogli inoltre di accedere alla sua raccolta fotografica).

È stato anche tra i curatori del volume L'autonomia politica della Sardegna 1965 (Sassari, Gallizzi, 1966), con Nota introduttiva di Antonio Simon Mossa, insieme all’estensore di detta “Nota”, di Ferruccio Oggianu di Laerru e di Antonino Càmbule di Pàdria.
È inoltre autore di relazioni congressuali e convegnistiche. Di particolare importanza sono: Per l'identità del Partito Sardo d'Azione, presentata al XVIII Congresso Nazionale Ordinario "Itinerante"del partito il 22 maggio del 1976, e Per l'Autogoverno perfetto, presentata a nome della corrente sardista-indipendentista di Democratzia e Indipendhéntzia al XXIII Congresso Nazionale Ordinario del Partito Sardo d'Azione dell'8-9-10 dicembre 1989, nonché di scritti sull' [COSA?] nel 1979 e sulla Lingua Sarda nel 1981-1982.

Articoli:
• G. Marras, Pianificazione autonoma o regime coloniale, in “Sardegna Libera”, Organo della Comunità Sarda, periodico diretto da Antonio Sìmon Mossa (e della cui redazione faceva parte anche Giampiero Marras), Numero unico, Sassari, Tipografia Giovanni Gallizzi, 27 gennaio1966,
• G. Marras, Tesi, storia e attualità del Sardismo in difesa della lingua sarda, Sassari, “La Nuova Sardegna”, Problemi e Discussioni, Anno 81, Mercoledì 1 maggio 1971.
• G. Marras, Ruolo e obiettivi di «S’Iscola Sarda», Cagliari, “L’Unione Sarda”, Tribuna libera, Anno XC, Numero 153, Pagina 10, 1 Luglio 1978.
• G. Marras, “Quando Sassari agricola e commerciale viveva dentro le mura, «All’ombra di Rosello il più bel costume dell’isola», “Ammirato alle corti di Madrid e di Torino per la eleganza ed il sapiente accostamento, ha perduto pian piano la sua preziosa originalità sotto l’influsso del mercato francese e piemontese del Settecento”, Sassari, “La Nuova Sardegna", Terza pagina, anno 89, n. 109, Domenica 1 aprile 1979.
• G. Marras, “Il costume femminile di gala”, «Un velo trasparente per le nubili», Sassari, “La Nuova Sardegna”, Terza pagina, 1979, a, 89, n. 109, Domenica 1aprile 1979.
•  G. Marras, “Il costume maschile di gala”, «Il copricapo indicava la dignità cittadina», Sassari, “La Nuova Sardegna”, Terza pagina, a. 89, n. 109, Domenica 1 aprile 1979.
• G. Marras, Il linguaggio dei colori dell’antico Costume di Sassari. «Il rosso dell’abito da sposa significava amore e distinzione», Sassari, “La Nuova Sardegna”, Terza pagina, a. 89, n.130, Domenica 22 aprile 1979.
• G. Marras, La funzione degli ornamenti nel Costume femminile di Sassari. «Lusingavano la vanità femminile proteggendo contro il malocchio». L’abbondanza di monili variava non soltanto secondo la condizione economica, ma ancher in base allo stato anagrafico: solo le donne sposate potevano dar sfoggio di ornamenti; alle ragazze e alle  vedove non era invece convesso alcun gioiello. L’anica e preziosa tecnica della filigrana, Sassari, “La Nuova Sardegna”, Terza pagina, a. 89, n. 156, Domenica 13 maggio 1979.
• G. Marras, Le antiche tradizioni sassaresi. «Un danza diversa per ciascun mese». I balli sardi tradizionali furono in uso sino ai primi decenni del Novecento. Le danze rituali e quelle erotiche, Sassari, “La Nuova Sardegna”, Terza pagina, a. 89, n. 177 , Martedì 22 maggio 1979.
•  G. Marras, Cultura/Identità, Centralità della lingua sarda nella rifondazione dell’Autonomia Regionale. Parlata e individualità nazionale, Sassari, “L’Isola”, Paginone centrale, a. 1, n, 118, martedì 3 giugno 1981.
• G. Marras, Il canto a Sassari tra sacro e profano, Sassari, “L’Isola”, rubrica della «Cultura», a. 2, n. 37, martedì 9 febbraio 1982.
• G. Marras, Incatenati, ballavano vorticosamente. Anche a Sassari fino ai primi decenni del ‘900 si eseguivano le tradizionali danze dell’isola, Sassari, “L’Isola”, rubrica della «Cultura», a. 2, n. 52, domenica 28 febbraio 1982.
• G. Marras, La lingua nazionale sarda, Sassari, “La Nuova Sardegna”, Pagina aperta/ “Interventi”, a. 91, numero 302, domenica 22 novembre 1981.
• G. Marras, Vitalità della lingua sarda, Sassari, “La Nuova Sardegna", Pagina aperta/ “Interventi”, a, 91, numero 315, domenica 6 dicembre 1981.
• G. Marras, I sardi vogliono «sa limba», Sassari, "La Nuova Sardegna", Pagina aperta/”Interventi”, a. 91, numero 331, mercoledì 23 dicembre 1981.
• G. Marras, Ingegneria linguistica per la lingua sarda, Sassari, “La Nuova Sardegna, Pagina aperta, Interventi, a. 92, n. 35, domenica 7 febbraio 1982.
• G. Marras, Come nacque «S’Iscola Sarda», Sassari, “La Nuova Sardegna”. Pagina aperta/"Opinione”, a. 93, n. 257, sabato 18 settembre 1982.
• G. Marras, Roma / Concluso il 2° Raduno delle Nazionalità, «La Nazione Sarda attende da 40 anni», Presenti le massime autorità delle associazioni, Quartu Sant’Elena, “Sa Republica Sarda”, Anno VIII, N. 6-8, agosto 1986.
• G. Marras, Se non si interviene rapidamente sulla riforma dello Stato in senso federale. «La secessione della Padania dall’Italia sarà un fatto compiuto», Cagliari, Settimanale d’informazione "In Cassetta” di Ettore Gasperini, a. II, n. 35, 27 settembre 1996.
• G. Marras, Obiettivo indipendenza nazionale e «pulizia». La parola a Giampiero Marras, «Zampa», Sassari,“Il Sassarese” Questa Sardegna, a. XI, n. 5, aprile 1987.
• G. Marras, Proponiamo una Convenzione Nazionale Sarda Culturale - «Lingua sarda a futura memoria?» - “Nel rivendicare la parità perfetta della nostra lingua con quella italiana – dice Giampiero Marras – noi rivendichiamo uguali diritti per le lingue e parlate alloglotte in Sardegna”, Sassari, “Il Sassarese - Questa Sardegna”, Anno XI, n. 6, aprile-maggio 1987.
• G. Marras, Giampiero Marras di Sardigna Natzione propone, «Una Sardegna con tanti alberghi di pietra a giusta distanza dal mare», Le ville sono già in eccesso e non danno posti di lavoro rimanendo chiuse per undici mesi l’anno, e sono il pretesto per “vendere” cemento, ferro e plastica, Cagliari, Settimanale d’informazione “In Cassetta”di Ettore Gasperini, a. II, n. 33, 13 settembre 1996.
• G. Marras,  Più alberghi, meno ville, e meno servi[…] , Sassari, “La Nuova Sardegna”, «Cronaca della Gallura», a. 106, n. 247, sabato 7 settembre 1996.  
• G. Marras, Condanniamo gli eccessi. Apprezziamo i contributi, Sassari, “La Nuova Sardegna”/In Primo piano/ La Replica, Sassari, “La Nuova Sardegna”, a. 126, numero 257, mercoledì 18 settembre 1996.
• U. Cocco - G. Marras, La maschera e l’identità. Il fascino del pastore in velluto, Quartu S. Elena, “Sa Republica Sarda”, settembre 2000.

 

Discografia

Ha curato la pubblicazione, in qualità di Direttore artistico e letterario, di quattro collane discografiche di Cultura Etnofonica Sarda, a partire dal 1981, facendo precedere ogni singola “musicassetta” o “Compact Disk” da una Nota critica introduttiva sulla tipologia dei canti eseguiti, sui vari modi canori utilizzati e sui loro interpreti.
- Due per la “Voxfolk-Culturaphon” di Milano:
. "Sos Mannos de su passadu”.  (I grandi interpreti del canto sardo con accompagnamento di chitarra, dal 1924 al 1974).
. “Boghes e sonos de Sardinnya”. (Voci e suoni di Sardegna).
- Due per la “Tekno Record” di Sassari:
. “Ballos, sonos e càntigos de sa Nassyone Sarda”. (Balli, suoni e canti della Nazione Sarda).
. “Nou cantonàriu isulanu de cantautores sardos”. (Nuovo canzoniere isolano di cantautori sardi).

 

Si sono occupati di Giampiero “Zampa” Marras:

Quotidiani:
• "Il Corriere della Sera", Milano;
• "La Repubblica", Milano;
• "La Stampa", Torino;
• "Il Secolo XIX2, Genova;
• "Il Messaggero", Roma;
• "Il Giorno", Milano;
• "La Nuova Sardegna", Sassari;
• "L'Unione Sarda", Cagliari;
• "Tuttoquotidiano", Cagliari;
• "L'Isola", Sassari;
• "L'altro giornale", Cagliari;
• "Il Quotidiano di Sassari", Sassari;
• "Il Sardegna", Cagliari.

Periodici:
• "Famiglia Cristiana";
• "L'Informatore del Lunedì";
• "Ottopagine";
• "Sassari Sera";
• "Il Monte sardo";
• "Il Sassarese";
• "Il Cagliaritano";
• "Sa Repubblica Sarda";
• "Il Risveglio Autonomista";
• "Minoranze" (rivista trimestrale del Ciemen);
• "Sardinna Libera";
• "U.R.N. Sardinnya";
• "Il Solco";
•  Arréjonos – Cartulàriu de Sardigna Natzione";
• "Sardinna – cultura e identidade";
• "Tempus de Sardínnia";
• "La Sentinella del Sud";
• "La Voce turritana".

Agenzie di stampa:
• ANSA;
• AGI;
• Sardapress.

Enciclopedie:
Il  profilo di Giampiero  Marras Meloni è stato delineato in tre “opere enciclopediche”: ne Il Chi è della Sardegna. Brevi biografie dei più importanti personaggi sardi, a cura di Gian Giacomo Nieddu, Cagliari, Edizioni SE:S.S., 2006-2007, pp. 308-309; ne La Grande Eniclopedia  della Sardegna di Francesco Floris, in unico volume di 1451 pagine, cit., a pag. 581;  nel Vol. n. 5 de La Grande Enciclopedia della Sardegna, a cura di Francesco Floris e con la consulenza editoriale di Manlio Brigaglia e iconografica di Giancarlo Deidda; nonché con la collaborazione scientifica di un considerevole numero di redattori, specialisti nelle più disparate materie, in 25 volumi, cit., pag. 549.

Inoltre giornali e periodici stranieri, radio e televisioni pubbliche e private.


Giampiero "Zampa" Marras ha fatto inoltre parte delle redazioni di "Sardegna libera" (organo di stampa della Comunità etnica sarda fondato da Antonio Simon Mossa) e di "Nazione Sarda" (periodico fondato da Antonello Satta). Dal marzo del 1971 al dicembre del 1974 ha diretto il periodico ciclostilato "Sardegna Libera – Mensile di formazione politica e di preparazione rivoluzionaria" ed alcuni numeri unici della stessa testata giornalistica pubblicati con caratteri di stampa, e nel 2002 il periodico "Indipendentzia.Sar", del Movimento politico Sardigna Natzione Indipendentzia.
Per di più, con la liberalizzazione dell’etere, avvenuta agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, il Nostro – forte di quanto ebbe a dirgli più volte il suo maestro, Antonio Simon Mossa, il quale sosteneva che «Se noi disponessimo  di uno strumento che ci potesse consentire di entrare nelle case dei sardi e comunicare loro le nostre idee di libertà per la Sardegna, cioè di una radio a diffusione regionale – la cui importanza è nota a tutti – ci verrebbe indubbiamente più facile convincerli della giustezza e della bontà della lotta che noi dovremmo ingaggiare per la conquista della nostra Indipendenza Nazionale, e averli dalla nostra parte, come alleati»; per cui egli, forte del giudizio espresso al riguardo dal Maestro, ha dato vita al primo «Arràdiu-zornale,  Diàriu arradiu-fònigu de contrainformassione in Limba Sarda Nassionale» («Notiziario-radio, giornale radiofonico di controinformazione in lingua sarda»), di trenta minuti, dapprima settimanale e poi quotidiano, che ha condotto e diretto per circa quindici anni (nove dai 102-103 Megahertz della modulazione di  frequenza di “Radio Nord Sera”, l’emittente di Pino Careddu e sei da  “Radio Città”, di Enrico Porqueddu), fin quasi a tutto l’anno 1988.
Il “Notiziario-radio” si articolava in quattro segmenti. Nel “primo” si davano le notizie delle principali capitali estere dell’Europa e del mondo: Roma, Madrid, Parigi, Mosca, Berlino, Londra, Washington, Dublino e così via di seguito; nel “secondo” si parlava delle Nazioni senza Stato e delle più importanti Minoranze etniche e linguistiche europee, mediterranee e dell’intero pianeta; nel “terzo” ci si occupava di tutte le tematiche di natura sociale, amministrativa, politica, economica, finanziaria, sindacale, linguistica, culturale, di costume e di cronaca, riguardanti tutte le piccole e grandi comunità locali facenti parte della Nazione Sarda; mentre nel “quarto segmento” venivano affrontate tutte le problematiche inerenti lo sport. Inoltre, al termine del Giornale radio andava in onda uno “Speciale radio” destinato ad ospitare le opinioni del direttore dell’emittente e/o del direttore del “Notiziario”, o di eventuali altri opinionisti.
Ha inoltre partecipato a numerosi convegni, come pure ne ha promosso tanti altri,  nei quali ha svolto sia comunicazioni che relazioni “introduttive al dibattito” o “tematiche”, così come anche ha fatto da “moderatore” in alcuni di essi.
Ha infine fatto moltissimi “interventi” sulla stampa e ha rilasciato numerose “dichiarazioni” e “interviste” di carattere politico, sindacale e culturale a giornalisti e inviati speciali di quotidiani e periodici della Sardegna e del Continente italiano.